“La ragazza con rose”: l’idea di realtà secondo Lucian Freud

LUCA GRECOLa realtà nell’arte, così come l’idea di bellezza e di verità, si sa, è una faccenda molto complicata e non uguale per tutti. Questione di gusti? Non proprio. Nelle opere di Lucian Freud c’è molta più realtà di quanta solitamente ne vediamo normalmente. All’interno di questo articolo proverò a raccontare la sua idea di realtà a partire da uno dei ritratti più celebri della storia dell’arte contemporanea: “La ragazza con rose”.

Il giovane Lucian Freud

Siamo agli inizi degli anni ’40. I migliori artisti britannici volgevano il proprio interesse verso la Francia in cerca d’ispirazione e nuove idee. Dal punto di vista artistico Londra era diventata una città completamente isolata dal resto del mondo. Come è già stato raccontato in “Artisti a Londra” di Martin Gayford, tutto questo ebbe importanti ripercussioni sulla produzione artistica di quegli anni in Inghilterra contribuendo, nel bel mezzo di quella distruzione epocale, alla nascita di quel gruppo di artisti inglesi che da lì a poco avrebbe segnato per sempre il futuro dell’arte mondiale. Tra questi vi era anche il giovane Lucian Freud.

Craxton sosteneva che “Lucian non inventava mai. Per lui era molto difficile”. Inutile dire che ciò che stava accadendo in quegli anni incise profondamente sul suo modo di dipingere. È vero, il giovane Freud era molto legato alla realtà che stava vivendo e questo in fondo non è mai stato un limite per la sua arte. Anzi, il suo più grande merito fu proprio quello di aver esplorato i contrasti e le sfumature della società inglese di quegli anni come nessuno mai aveva fatto finora: da molto, molto vicino.

Lucian Freud e il surrealismo

Volevo che le cose sembrassero possibili, più che irrazionali, semmai, eliminando la visione surrealista”.” (Lucian Freud)

Nonostante la decisa smentita di Freud, i suoi primi ritratti (quelli realizzati durante la prima metà degli anni ’40) – così come affermò il gallerista Èdouard Léon Théodore Mesens (colui che espose le opere di Freud alla London Gallery) – sembravano fortemente impregnati di surrealismo. Gli Uccelli morti, le lepri, le scimmie, l’intensità dei primi ritratti. Tutto lasciava intendere quanto Freud fosse vicino a Magritte.

Il 1947, tuttavia, rappresentò per lui un momento di svolta: il suo approccio cambiò. Freud si stava pian piano muovendo in una direzione radicalmente opposta rispetto al surrealismo. Scopriamo il perché.

“La ragazza con rose” di Lucian Freud: come andare oltre l’apparenza concentrandosi sui particolari

A Freud non piaceva essere considerato un surrealista semplicemente perché non era attratto dall’idea di cogliere qualcosa che esisteva esclusivamente nella mente (sogni, visioni indotte dall’oppio) per poi rappresentarlo. Freud voleva esplorare i luoghi più sconosciuti e irrazionali dell’inconscio dell’uomo per esaltare la bellezza dei particolari di ciò che esiste per davvero.

Nel ritratto de “La ragazza con Rose” (1947-48), realizzato a Kitty Garaman (sua mogle), ogni singolo dettaglio (capelli, ciglia, iride e bocca) viene rappresentato con estrema cura. La caratteristica del dipinto che più di tutte desta maggiore attenzione, tuttavia, è la singolare mancanza di proporzione che sussiste tra gli elementi del viso e le altre parti del corpo: gli occhi, per esempio, sono troppo grandi per il viso che, a sua volta, è troppo grande rispetto a tutto il resto.

Come una lente di ingrandimento, l’attenzione dell’artista esplora il significato apparentemente nascosto dei particolari per conferirgli maggiore vigore e forza comunicativa: determinate aree del quadro, le parti più interessanti per Freud, aumentano improvvisamente di dimensioni. Lo sguardo della protagonista, per esempio, esprime confusione e abbandono: la Garaman appare distratta e questo è provato dalla totale mancanza di un contatto visivo con lo spettatore.

Secondo Martin Gayford, Freud

“era più interessato a quello che succedeva nella testa dei suoi modelli. Quello che voleva registrare nella sua pittura erano tutti aspetti di Kitty, a parte il mondo in cui cadeva la luce – i suoi sentimenti per lei, quelli di lei per lui, i suoi tremori e la sua forza interiore, il modo in cui la sua presenza influiva sulla percezione che lui aveva del mondo che lo circondava” (Artisti a Londra, p. 76).

Il ritratto “La ragazza con rose” altro non è che uno specchio per Freud. Kitty vede ciò che prova Freud: le sue preoccupazioni e il suo senso di estraneità nei confronti della società lacerata da una guerra appena conclusa.


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