Roy Lichtenstein – “WHAAM!”: la serialità del dramma dell’Occidente

Luca Greco – L’avvento della Pop Art è stato improvviso e, per certi aspetti, sovversivo. Lo scopo dichiarato degli artisti pop è stato quello di liberarsi della spontaneità pittorica che ha caratterizzato l’espressionismo astratto intorno alla fine degli anni Cinquanta. Ai loro occhi quello stile appariva come un genere d’arte dal carattere troppo elitario, mancante di una struttura pittorica ben definita e completamente scollegato dalla realtà che stava cambiando. Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’America si lasciava alle spalle l’epoca dell’austerità e volgeva il proprio sguardo con ottimismo verso il futuro.

“Pop” a quei tempi voleva dire molte cose. Erano gli anni ’50 e i mass media, in rapida espansione, facevano sognare milioni di persone con “Macchine scintillanti!”, “Ragazze sexy” e nuovi prodotti di consumo di massa. Giornali, riviste, cinema e televisioni inviavano continuamente seducenti promesse e slogan pubblicitari nelle case della gente comune, esercitando una grande influenza sulla cultura popolare. Cambiava il linguaggio della pubblicità (molto più diretto e incisivo) e con esso cambiavano anche i comportamenti e i valori dei consumatori. Nuovi prodotti e una nuova comunicazione creavano nuovi bisogni e quindi nuove aspirazioni di benessere

L’Occidente era in pieno boom economico e Roy Lichtenstein fu certamente tra i primi a percepire la vitalità di questa nuova cultura popolare. Mai come in questo periodo l’arte si mostrava alle masse. Mai come allora, nuovi metodi e tecniche impiegate nel cinema e nella pubblicità venivano adottati dagli artisti per le loro creazioni.

È proprio questo il caso di Whaam! (1963), il dipinto che sconvolse il mondo dell’arte a metà degli anni ’60.

L’opera, della grandezza di 1,7 m × 4,0 m, raffigura una battaglia aerea nello stile dei fumetti. Sulla sinistra troviamo un jet da combattimento americano che irrompe sulla scena lanciando un razzo che colpisce un aereo nemico presente sul pannello di destra e provoca una fragorosa esplosione rossa e gialla. Oltre a una didascalia con riquadro giallo e lettere nere nella parte superiore sinistra dell’opera, troviamo, nella parte opposta, il titolo del dipinto come parte integrante dell’azione che si sta svolgendo per descrivere l’accaduto con una grande onomatopea, accentuata dalla doppia presenza di una “A” e dal punto esclamativo – non solo “WHAM”, ma “WHAAM!” in caratteri cubitali gialli nella parte alta della tela. L’azione raffigurata si svolge in un cielo completamente cosparso da punti a Ben-Day, una tecnica di stampa inventata nel 1879 da Benjamin Henry Day per simulare variazioni di colore e sfumature.

Il tema trattato prese ispirazione dai fumetti popolari o dai film di Hollywood di quegli anni ambientati durante la Guerra Fredda. In molti hanno letto in questo dipinto una sorta di monito riguardo alle implicazioni della guerra. Ricordiamo che WHAAM! fu ultimato poco prima che gli Stati Uniti entrassero nella guerra del Vietnam. L’“effetto fumetto” accentuava l’idea di serialità minimizzando la mano dell’artista per sovvertire quell’idea di unicità e originalità tipica delle opere astratte degli espressionisti. WHAAM! mostra un pilota che trova la libertà mentre spara un missile. Tutta la società americana dell’epoca compreso l’intero movimento della Pop Art sembrava in fondo riconoscersi in questo gesto di liberazione e di sovversione.

Lichtenstein dipinse la realtà di un mondo irreale e scintillante in chiave ironica non solo nel linguaggio, ma anche nelle emozioni, persino in un momento così drammatico come la guerra. In momenti come questi siamo abituati a pensare che le nostre emozioni ed esperienze siano uniche e irripetibili. Ma siamo sicuri che tutto questo sia vero?

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