Shakespeare and Company: una meravigliosa storia destinata a cambiare il mondo della letteratura occidentale

LUCA GRECO – Shakespeare and Company (edito da Neri Pozza) è un salto nel passato. È un libro che racconta gli aneddoti e i retroscena più curiosi sulla vita dei celebri scrittori della Parigi degli anni ‘20 e ‘30. Aperta da Sylvia Beach il 19 novembre del 1919, “Shakespeare and Company” diverrà ben presto la libreria più famosa al mondo e tappa imprescindibile per tutti gli scrittori americani, che in quegli anni attraversavano l’oceano per stabilirsi a Parigi. Per molto tempo la Beach ospitò le opere di Chaucer, di T.S. Eliot e di Joyce, i disegni di Blake, i ritratti di Whitman e Poe e le fotografie di Oscar Wilde.

Shakespeare and Company” e James Joyce un binomio letterario indissolubile

A raccontare la storia della Shakespeare and Company è la stessa fondatrice della libreria. Una storia profondamente legata a quella di James Joyce e alla pubblicazione dell’Ulysses. Una storia che ha inizio con un sorriso.

“Conobbi James Joyce nell’estate del 1920, quando la libreria contava ancora un anno di vita. […] Joyce era un uomo di media statura, magro e sottile, leggermente curvo e molto aggraziato. Si notavano subito le sue mani sottilissime, la sinistra adorna di anelli dalla pesante incastonatura. Straordinariamente belli gli occhi, di un azzurro profondo, in cui brillava la luce del genio. […] Gli parlai di Shakespeare & Company: il nome parve divertirlo – e così il mio -e un incantevole sorriso comparve sulle sue labbra”. (Sylvia Beach, Shakespeare and Company, p. 56).

“Shakespeare and Company”: la libreria più “americana” di Parigi

“Con mia grande sorpresa la notizia che a Parigi esisteva una libreria americana aveva fatto rapidamente il giro degli Stati Uniti; Shakespeare and Company era la prima cosa che i pellegrini cercavano a Parigi”. (Sylvia Beach, Shakespeare and Company, p.41)

Come racconta la Beach, Joyce divenne ben presto il membro più illustre della famiglia di Shakespeare and Company. In libreria conobbe molti giovani scrittori americani con cui fece amicizia. Per gli scrittori americani “Joyce era un dio, ma lo trattavano con amichevole cordialità che con venerazione. Quanto a Joyce, trattava tutti come suoi pari. Tutto ciò che gli altri avevano da dirgli lo interessava”. Tra questi vi erano William Bird, Ernest Hemingway, Robert McAlmon, Archibald MacLeish, Scott Fitzgerald e George Antheil. Gli americani gli piacevano, così come la loro lingua. Questo è testimoniato dal fatto che nelle sue opere fece largo uso dello slang americano.

L’Ulysses alla conquista del mondo: il grande merito della Beach

L’Ulysses era già uscito nel 1919 a puntate sulla rivista londinese The Egoist. Alla quinta puntata, tuttavia, la pubblicazione si dovette interrompere a causa di alcune reazioni scandalizzate dei lettori. Sì trattò di una pausa destinata a durare solo tre anni. La prima edizione dell’Ulysses fu pubblicata a Parigi nel 1922 e fu il primo volume della casa editrice Shakespeare & Company.

“Le ristampe dell’edizione con la sigla Shakespeare and Company si moltiplicarono: Ulysses IV, V, VI, VII e così via. Joyce diceva che gli facevano venire in mente i Papi. […] Per farla breve, arrivò l’ottava ristampa, e ne diedi una copia a Joyce; Joyce con l’aiuto di un paio di occhiali e di una lente di ingrandimento, si mise a esaminare le prime pagine… e udii un’esclamazione. Già tre errori! Refusi o no, Ulysses si vendeva benissimo”. (Sylvia Beach, Shakespeare and Company, p.125).

Shakespeare and Company continuò a ristampare l’Ulysses fino al 1934, quando Joyce firmò un contratto con Random House per 45mila dollari (una cifra molto importante all’epoca). Con il passare del tempo lo scrittore irlandese sì dimenticò di colei che di fatto deteneva i diritti della sua opera. Scrisse la Beach: “Fin dal primo giorno avevo capito che, nel lavorare con o per James Joyce, il piacere era mio -ed era un piacere infinito – e i profitti suoi”.

L’Ulysses regalò alla Beach, tuttavia, una grande notorietà internazionale e anche la fama di editrice coraggiosa. A lei va il merito non solo di aver intuito per prima il grande valore letterario di quello che sarà uno dei capolavori indiscussi del Novecento, ma di aver contribuito alla nascita di un vero e proprio gruppo di grandi personalità destinati a cambiare per sempre il mondo della letteratura occidentale.


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