Michelangelo: che cosa si nasconde dietro il misterioso sguardo del Mosè di San Pietro in Vincoli?

La storia che ti racconterò oggi è frutto di un’eccezionale scoperta. Un evento più unico che raro nella storia dell’arte: 25 anni dopo la sua creazione, la statua in marmo del Mosè di San Pietro in Vincoli (1513-1515) girò la testa. Detta così tutto lascerebbe pensare a un “miracolo”, se solo non stessimo parlando di una delle sculture più note di Michelangelo.

Tecnicamente parlando, far girare la testa di una statua in marmo accompagnandola con una torsione dinamica di tutto il corpo è un’impresa molto rischiosa e difficile da compiere. Un gesto artistico di enorme importanza e destinato a rimanere nascosto per molto molto tempo. Ma che cosa spinse esattamente Michelangelo a compiere una simile operazione? Quale misterioso significato si nasconde dietro questa scelta artistica? Scopriamolo insieme!

Un ritrovamento eccezionale

A raccontarlo per la prima volta fu un documento ritrovato da Antonio Forcellino. Dopo uno studio filologico durato ben quattro anni, il noto studioso e restauratore italiano si ritrovò tra le mani la lettera di un anonimo conoscente di Michelangelo che raccontava come il maestro, dopo il marzo del 1542, avesse girato la testa del Mosè.

Attualmente la scultura è conservata nella Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma, nel complesso concepito per la Tomba di Giulio II. È proprio da questo luogo intriso di spiritualità e mistero che partono le mie ricerche.

3 indizi fanno una prova

Per molto tempo i motivi che condussero Michelangelo a compiere questa modifica furono nascosti. Per secoli è stato così. La scoperta di questo evento così eccezionale è stata documentata dagli studi di Christoph L. Frommel che, oltre a citare il ritrovamento del documento da parte di Antonio Forcellino, ci fornisce ulteriori prove, segni ancora visibili emersi durante il restauro.

1) Innanzitutto, la barba della statua è stata tirata verso destra e non a sinistra perché altrimenti sarebbe venuto a mancare il marmo per rifarla perpendicolare come era nella prima versione. 2) Al fine di realizzare al meglio la torsione del corpo, il trono su cui Mosè è seduto è stato abbassato a sinistra di ben 7 centimetri, mentre per per appoggiare indietro il piede sinistro l’artista è stato costretto a restringere il ginocchio rispetto al destro di circa 5 centimetri. 3) Infine, dopo aver compiuto un attento esame della parte posteriore della scultura, è stata scoperta una larga cintura che scompare del tutto nella parte anteriore.

La teoria di Frommel

Le motivazioni che condussero Michelangelo a compiere questa operazione furono di origine religiosa. Sempre secondo gli studi di Frommel, Mosè distoglie lo sguardo dagli altari nell’abside e nel transetto proprio dove erano venerate le catene di San Pietro. Il viso di Mosè che prima guardava dritto davanti a sé, si rivolge ora verso la luce che arriva da occidente. Come scrive Antonio Forcellino nel suo libro “L’Ultimo Michelangelo – Dal Giudizio Universale alla Cappella Paolina” (p. 73):

“Mosè è l’illuminato e la luce non trova ostacoli sul suo viso e sul suo braccio posto a difesa della legge. Sul viso e sul braccio Michelangelo utilizza la stessa tecnica di lustratura impiegata nelle due statue della Carità e della Fede, lasciando più scabro il torace e ampie parti del corpo per raccogliere e riflettere la luce nei punti espressivi del racconto: il viso terribile e divino e il braccio forte come la verità delle Scritture”.

In quel periodo molti amici di Michelangelo furono accusati di eresia perché non credevano nell’intercessione dei santi e nella potenza del culto delle reliquie. Tra questi vi era anche il cardinale Giovanni Morone, al quale l’artista rimase molto legato per tutta la propria vita. Il cardinale fu accusato dall’inquisizione, in particolare, per aver negato il valore dei Vincoli di San Pietro (le catene con cui sarebbe stato imprigionato a Roma l’apostolo).

Un gesto rivoluzionario?

Una domanda sorge spontanea. Ma perché Morone avrebbe criticato proprio i Vincoli di San Pietro? In quel periodo il culto delle reliquie e in particolare dei Vincoli era molto dibattuto.

La negazione del valore delle reliquie rientrava, quindi, nell’ambito di un movimento che ebbe una grande influenza nella cultura dell’epoca: riportare, cioè, la cristianità al sentimento originario di purezza e spiritualità.

In questo contesto e in risposta all’accusa rivolta nei confronti del suo amico cardinale nacque il profondo desiderio di Michelangelo di prendere parte all’interno di questo dibattito esponendosi pubblicamente e impegnandosi con coraggio in un’azione “rivoluzionaria” di straordinaria bellezza.


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