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“Tre studi per figure ai piedi di una Crocifissione”. Va in scena la realtà secondo Francis Bacon

Le ragioni effettive di questo grido sono sconosciute e profondissime; si perdono nell’inconscio, in quella magmatica superficie di color arancio dello sfondo che tutto avvolge. Questo è il dramma dell’esperienza esistenziale soggettiva che va in scena e si manifesta nella sua dimensione più tragica. Questa è la messa in scena più vera di qualsiasi rappresentazione realistica.

Luca Greco – L’approccio all’arte di Francis Bacon è violento e brutale. Dall’esperienza artistica all’esistenza il passo è immediato. All’interno della sua pittura ipotetica, azzardata e “mai rassicurante”, ciò che conta è l’esistenza e poco più. Anonime e riconoscibili nello stesso tempo, le sue anime sono presenze perdute e ritrovate; volti deformati; sagome spazzolate, graffiate; metamorfosi donate al caso.

“Tre studi per figure ai piedi di una Crocifissione” (1944) esprime una qualche indefinita violenza umana, accaduta in uno spazio e in un tempo completamente esterni all’opera. Lo stesso titolo dell’opera, con l’espressione “Studi”, sembra significare una decisa presa di distanza dalla rappresentazione “fotografica” della realtà.

Smarrito e privo di qualsiasi coordinata o appiglio esistenziale vengo privato di ogni aggancio all’apparente realtà e gettato all’interno di uno spazio indefinito a tinta arancio. Ciò che accomuna le tre figure isolate (ciascuna dentro la propria tela) è  un grido bestiale, proprio di chi è stato testimone di qualcosa tragico (posso ipotizzare che questa rappresentazione sia legata al senso di smarrimento e orrore provocato dal conflitto mondiale dell’epoca).

Le ragioni effettive di questo grido sono sconosciute e profondissime; si perdono nell’inconscio, in quella magmatica superficie di color arancio dello sfondo che tutto avvolge. Travolto dalla forza creativa di Bacon decido anch’io di abbandonarmi all’abisso sconosciuto della mente, dove l’esperienza dell’esistenza umana è radicale, dove lo spazio viene percepito solamente a livello psichico.

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Tre studi per figure ai piedi di una Crocifissione (1944), Olio e pastello in truciolato, trittico, ciascun pannello 97×74 cm, Londra, Tate Britain

Presenze confuse di color carne, restano intrappolate e vulnerabili all’interno di gabbie esistenziali, simbolo della sua passata capacità pittorica che collocava la figura umana all’interno di una logica razionale limitante. Questo è il dramma dell’esperienza esistenziale soggettiva che va in scena e si manifesta nella sua dimensione più tragica. Questa è la messa in scena più vera di qualsiasi rappresentazione realistica.  Viviamo quasi sempre dentro a schemi. Ovunque siamo circondati da «false immagini». La pittura di Bacon altro non fa che «togliere lo schermo» in modo diretto, senza che intervenga il cervello. Essa – scrive Philippe Sollers traducendo Bacon – «rivela il sonno della ragione in quelli che la trovano mostruosa» (Le Passioni di Francis Bacon, Sollers p. 18).

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