Il “bambino migrante” di Venezia. Quali sono le reali intenzioni di Banksy?

Fa riflettere e divide il mondo della street art la recente notizia secondo la quale il bambino migrante di Banksy a Venezia sarà restaurato e messo in sicurezza. Siamo davvero sicuri che sia giusto salvare il graffito dal suo destino? Quanto conta la volontà dell’autore in questa decisione? L’opera sarà sempre la stessa anche se decontestualizzata? E se la vera intenzione di Banksy fosse proprio quella di richiedere l’intervento di salvataggio del bambino migrante? Scopriamolo insieme!

Nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 2019, Banksy si reca segretamente a Venezia per realizzare un altro dei suoi capolavori legati ai temi della sostenibilità sociale e ambientale. Questa volta si tratta di un bambino. Il piccolo migrante, sopravvissuto a uno sbarco, viene raffigurato immerso con i piedi nell’acqua, con il giubbotto salvagente e con in mano un fusto di una pianta (molto simile a un razzo segnaletico) da cui fuoriesce del fumo rosa, segno dello sradicamento dalla propria patria. L’opera di Banksy oggi continua a far discutere e a far parlare di sé.

La forza dell’arte che resiste ai fenomeni distruttivi dell’uomo

L’immagine del bambino migrante di Venezia porta un messaggio fortissimo: rappresenta soprattutto la forza dell’arte che resiste ai fenomeni distruttivi dovuti al cambiamento climatico. Puntualmente oggi il graffito viene, infatti, quasi totalmente sommerso nei momenti di acqua alta. Banksy altro non vuole che spingerci ad assumere maggiore consapevolezza rispetto alle cause e degli effetti del cambiamento climatico. I suoi bambini hanno tanto da insegnarci.

Puoi trovare il “bambino migrante di Venezia” qui.

È giusto salvare il graffito del “bambino migrante” di Banksy a Venezia?

È recentissima la notizia secondo la quale il bambino migrante di Banksy sarà restaurato e messo in sicurezza. Ad annunciarlo è stato il Sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi che ha immediatamente individuato una importante fondazione bancaria che si farà carico delle spese. L’opera, realizzata nelle vicinanze di campo San Pantalon nel sestiere di Dorsoduro, si sta deteriorando a causa dell’umidità, dell’acqua alta e della salsedine.

A segnalarmi la fragilità del murales – spiega Sgarbi – sono stati il sindaco di Venezia e il presidente della Regione Veneto. Mi sono attivato subito e ho ottenuto la disponibilità di una fondazione bancaria che coprirà le spese. Non ci interessa se l’opera abbia o no più di settant’anni, né se l’autore sia vivo e neppure se ci dia il consenso al restauro, dal momento che, tra l’altro, il murales è stato realizzato “illegalmente”. Mi assumo io – spiega Sgarbi – la responsabilità dell’intervento avendo la delega sull’arte contemporanea, ed è mio compito tutelarla.

Premetto fin da subito che sono molto felice per questa notizia e penso che ogni forma d’arte vada tutelata. A prescindere dal mio personale parere, penso comunque che questa decisione faccia riflettere perché sono in gioco le intenzioni artistiche di Banksy e il messaggio dell’opera stessa.

Siamo davvero sicuri che sia giusto salvare il graffito dal suo triste destino? Quanto conta la volontà dell’autore in questa decisione? L’opera sarà sempre la stessa anche se decontestualizzata? E se la vera intenzione di Banksy fosse proprio quella di richiedere l’intervento di salvataggio per il bambino migrante e quindi per nostro pianeta dall’azione distruttiva uomo?

Nessuno può dirlo con certezza. Questa non sarebbe certo la prima volta che le intenzioni artistiche di Banksy vengono (forse) tradite. Mi viene in mente subito il caso del graffito “The Grim Reaper”, realizzato da Banksy nel 2003 sulla facciata della discoteca galleggiante Thekla Social Boat di Bristol. Anche in quel caso l’opera fu rimossa (nell’agosto del 2014) e collocata all’interno di un museo perché si stava deteriorando.

Banksy_Bristol

Anche in quel caso messaggio ecologista dell’opera ci ricordava che cosa sarebbe successo se avessimo continuato a sfruttare in modo incontrollato le preziose risorse del nostro pianeta. (The Grim Reaper raffigura uno scheletro intento a succhiare l’essenza vitale della terra: l’acqua).

La forza di entrambe le opere di Banksy sta, non solo nel messaggio che esse portano con sé, ma soprattutto negli effetti che producono sugli altri. Cambiare il destino delle cose è possibile. Possiamo fare lo stesso anche con il nostro pianeta?

Lascia un commento