Le opere di Banksy continuano a sensibilizzare il mondo su problematiche oggi più che mai collettive e di grande rilevanza. La sua arte si prende cura dell’ambiente lanciando messaggi impossibili da ignorare. I bambini di Port Talbot, Venezia e Marble Arch hanno tanto da insegnarci per quanto riguarda gli effetti distruttivi del cambiamento climatico. Scopriamo il perché.
Il bambino di Marble Arch. Banksy con Extinction Rebellion
LONDRA 2019 – Ero in città da pochi giorni e in radio una voce raccontava che nella notte tra il 25 e il 26 aprile un’opera attribuita a Banksy era apparsa nientepopodimenoché nei pressi di Hyde Park, centro nevralgico della protesta degli attivisti Extinction Rebellion, il noto movimento non violento nato con l’obiettivo di porre freno ai cambiamenti climatici e favorire la biodiversità del Pianeta Terra.

Un bambino di Banksy venne ritratto accovacciato vicino a una piantina verde che germoglia (unica nota di colore del graffito) con in mano un cartello che mostra il disegno di una clessidra in un cerchio, simbolo del gruppo Extinction Rebellion. Una citazione tratta da The revolution of evereyday di Raul Vaneigm del 1967 accompagnava il graffito e testimoniava l’impegno sociale e ambientalista dello street artist:
“From this moment despair ends and tactics begin” (tradotto in italiano: “Da questo momento la disperazione finisce e iniziano le tattiche”.
Inizialmente si era pensato a un falso. Banksy non ha mai rivendicato la paternità del graffito. Al suo posto, però, lo fece il movimento Extinction Rebellion, che dal suo profilo ufficiale di Twitter attribuì l’opera proprio allo street writer più famoso al mondo.

Solitamente le opere di Banksy hanno tutti messaggi evidenti (per molti aspetti quasi didascalici), basta solamente saperli vedere. Non è la prima volta, infatti, che l’artista britannico affrontava la tematica legata all’ambiente attraverso la figura di un bambino.
Puoi trovare il “bambino di Marble Arch” qui.
Il bambino di Port Talbot
Un’altra sua celebre opera mostrava nel 2018 un bambino con cuffietta e sciarpa intento a giocare con la neve che cadeva dal cielo. Quella che sembrava essere all’apparenza un divertente fenomeno metereologico, in realtà, altro non era che cenere proveniente da un cassonetto in fiamme ritratto proprio dietro l’angolo. Il graffito si trova a Port Talbot, nel Galles, dove sorge il più grande polo siderurgico del Regno Unito.

Puoi trovare il “bambino di Port Talbot” qui.
Il bambino di Venezia

L’anno successivo, nel 2019, Banksy si recava segretamente in Italia, a Venezia, per realizzare un altro dei suoi capolavori legati ai temi della sostenibilità sociale e ambientale. Ancora una volta si trattava di un bambino. Il piccolo migrante, sopravvissuto a uno sbarco, veniva raffigurato immerso con i piedi nell’acqua, con il giubbotto salvagente e con in mano un fusto di una pianta (molto simile a un razzo segnaletico) da cui fuoriesce del fumo rosa, segno dello sradicamento dalla propria patria. La richiesta di aiuto è fortissima.
Il graffito venne realizzato non a caso durante la prima settimana post opening della Biennale di Venezia. L’obiettivo – non dichiarato di Banksy – era quello di dialogare con l’installazione di Christoph Buchel, che in quei giorni esponeva una nave affondata al largo delle coste libiche nel 2015.

L’immagine del bambino di Venezia, tuttavia, rappresentava anche la forza dell’arte che resiste ai fenomeni distruttivi dovuti al cambiamento climatico. Puntualmente oggi il graffito viene, infatti, quasi totalmente sommerso nei momenti di acqua alta. Banksy altro non vuole che spingerci ad assumere maggiore consapevolezza rispetto alle cause e degli effetti del cambiamento climatico. I suoi bambini hanno tanto da insegnarci.