Attraverso quest’intervista Slep ci svela le peculiarità del suo metodo d’insegnamento della “chitarra moderna” e i suoi futuri progetti editoriali.
Slep è un chitarrista, insegnante (Scuola Civica di Torino – CFM, carcere delle «Vallette» di Torino), compositore e produttore. Nel suo stile convergono vari linguaggi musicali quali il blues, il rock, il country e lo swing. I suoi principali tratti distintivi sono il fraseggio blues e l’utilizzo della tecnica della chitarra slide. Ha dato forma ad un nuovo metodo di chitarra bottleneck chiamato “Sliding on Blues” ed è autore della linea editoriale Manuali di Chitarra Moderna. Ha pubblicato tre album come Slep & The Red House (Ricordi-BMG) e collaborato con Francesco De Gregori, Arti e Mestieri, John Martyn, Dr. Feelgood, Jimmie Vaughan e molti altri. Ha scritto colonne sonore cinematografiche (ad es. Black Harvest di Guido Chiesa) e radiofoniche (Stereonotte – Rai). È attualmente attivo con il trio “The BOWINDOWS” (swing-blues).
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FrancoSlepSciancalepore/Facebook
Intervista a cura di Luca Greco
Slep, come si diventa insegnanti?
«Dovresti chiederlo in conservatorio…».
Cosa insegni?
«Quella che si definisce genericamente “chitarra moderna”, cioè tutto quello che riguarda la musica per chitarra di origine afro-americana (Blues, Jazz, R’n’B, ecc.), europea (Folk, Country, ecc.) e generi derivati come Rock, Funk, Swing ecc.».
Dove svolgi la tua attività?
«Da vent’anni insegno al CFM-Scuola Civica di Musica di Torino, ai corsi di riabilitazione del carcere delle “Vallette” di Torino e privatamente a principianti, “pentiti e riconvertiti” e professionisti di lungo corso».
Infatti, so che tra i vari artisti di fama che frequentano le tue lezioni ci sono anche alcuni componenti dei Subsonica. Facci qualche nome.
«…….».
Che cosa significa per te insegnare?
«Il tutto è nato come una sfida. Ancora oggi assisto incredulo al “miracolo” della trasmissione della mia esperienza di vita musicale verso coloro i quali si affidano a me per la loro istruzione. Potrei dire che imparare a suonare la chitarra è come tentare di impadronirsi di una lingua straniera. Si cerca di apprendere grammatica e sintassi per poi dare forma ad una propria espressione».
Come organizzi le tue lezioni?
«Innanzitutto cerco di capire chi ho di fronte, i suoi “ritmi” e i suoi obiettivi. Spesso mi trovo a iniziare con un “riordino dell’armadio”, cioè un recupero di ciò che è stato fatto in passato e un lavoro di integrazione, prima di procedere oltre. È fondamentale combinare le aspirazioni dell’allievo con l’organizzazione della materia.
Comincio sempre con un necessario “antipasto” di ascolti, organizzati per genere e ordine cronologico, per poi iniziare a gettare le basi di quella che io chiamo la “cassetta degli attrezzi”, cioè intervalli, scale, accordi e arpeggi, il “kit di sopravvivenza” della grammatica musicale.
Di lì a poco inizio a lavorare sull’“idioma”, cioè il sistema con cui questi “attrezzi” vengono utilizzati per creare un discorso che, nei linguaggi musicali moderni, è figlio della cultura afro-americana, quindi del Blues. Intanto, cerco di osservare e correggere eventuali errori di postura e meccanica».
Quali sono le peculiarità della musica «moderna» rispetto a quella classica?
«La principale differenza è nell’importanza attribuita all’aspetto ritmico.
Nella musica tradizionale europea consideriamo melodia, armonia e ritmica, mentre nella cosiddetta musica “moderna” dobbiamo innanzitutto privilegiare “ritmica, ritmica e…ancora ritmica”.
Per esempio, gli accenti “forte” e “mezzoforte” (il primo e il terzo della musica classica) vengono sostituiti dal secondo e dal quarto.
Dovremo inoltre fare i conti con altri fondamentali aspetti ritmici quali i concetti di “swing”, “straight eights”, “triplets”, “sincopi” e molti altri».
Cosa ne pensi delle tecniche musicali apprese attraverso i video di You Tube?
«Da autodidatta ho sempre cercato di “rubare” il più possibile dai vinili o dai musicisti americani e inglesi con cui mi sono trovato a suonare in studio o in tour. Credo, però, che imparare a memoria dei “licks” sparsi sia come memorizzare frasi sconnesse di una lingua sconosciuta».
Tempo fa è stato pubblicato un tuo metodo di chitarra “slide”, tecnica poco conosciuta in Italia, dal titolo “Sliding’on Blues” (Ricordi – BMG – Electromantic), il primo in italiano. Come comunichi questo stile un po’ particolare ai tuoi allievi?
«Ho cercato di organizzare quelle che erano le mie conoscenze, accumulate durante innumerevoli tour in Italia e all’estero con musicisti americani e inglesi.
Il manuale di chitarra “Slide” (Ricordi – BMG – Electromantic) credo rappresenti, almeno in base all’esperienza dei miei ultimi venticinque anni d’insegnamento, un primo traguardo per quanto riguarda la definizione degli step fondamentali nell’apprendimento di questo stile, utile per sviluppare maggiormente l’argomento nei manuali successivi».
Ecco un piccolo “regalo”, improvvisato al momento, che sono riuscito a rubargli tra una domanda e un’altra.
In conclusione, quali sono i tuoi progetti editoriali (sulla didattica) per il futuro?
«Ho da tempo completato una collana di “Manuali di Chitarra” (“Corso Base”, “Corso Intermedio”, “Corso Avanzato”, “Il Blues”, “Slide”, “Verso il Jazz”, “Accordature Alternative”, “Le Chitarre dei Beatles”, “La Chitarra di Jimi Hendrix”, La Chitarra di Eric Clapton”, “La Chitarra di Pete Townshend”, ecc.).
La novità, che, però, più mi sta coinvolgendo è il mio nuovo metodo/tutorial (SLEP-“MANUALE DI CHITARRA MODERNA”), completo di video-lezioni, integrazioni storiche ed illustrazioni artistiche, che vedrà la luce a breve».
Per ulteriori dettagli riguardo le lezioni di Chitarra di Slep:
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http://www.francoslepsciancalepore.com