Il Colibrì_Sandro Veronesi

“Il Colibrì” di Sandro Veronesi

La seconda volta allo Strega

Nella notte della 74esima edizione del Premio Strega Sandro Veronesi trionfa per la sua seconda volta (aveva già vinto nel 2006 con “Caos Calmo”) con il suo ultimo romanzo Il Colibrì (2019, La nave di Teseo). Si tratta di una ricorrenza letteraria che non capita poi così spesso. Finora era accaduto solamente a Paolo Volponi. Con ben 200 votiIl colibrì” (La nave di Teseo) ha preceduto “La misura del tempo” (Einaudi) di Gianrico Carofiglio, “Almerina” (Einaudi) di Valeria Parella, “Ragazzo italiano” (Feltrinelli) di Gian Arturo Ferrari, “Tutto chiede salvezza” (Mondadori) di Daniele Mencarelli e “Febbre” (Fandango) di Jonathan Bazzi.

La trama del libro

Il colibrì è tra gli uccelli più piccoli al mondo, che possiede la capacità di restar quasi immobile a mezz’aria grazie al veloce battito delle sue ali, ma è anche il soprannome di Marco Carrera, protagonista del romanzo. Questo soprannome, gli fu dato da bambino a causa di una carenza dell’ormone della crescita che lo aveva mantenuto minuto e grazioso. Nel corso degli anni questo soprannome, da cui prende il titolo il libro, acquista un significato differente e sempre più profondo: il colibrì diventa il simbolo dei guerrieri, di tutti coloro che non mollano mai, che non si arrendono.

Contro l’azione inesorabile del tempo

Intorno alla storia del protagonista, Veronesi ricostruisce storie di altri personaggi che abitano un mondo governato da un tempo “quasi impalpabile” e, nello stesso tempo, sovrano. La sua azione sembra che porti via ogni cosa, compresi i ricordi e le identità di chi ricorda. Tutti i capitoli del romanzo sono autonomi e raccontano situazioni diverse in un lasso di tempo variabile. Per esempio, una semplice comparsa che troviamo sullo sfondo di un episodio diventa improvvisamente protagonista nel capitolo successivo.

Quella raccontata da Veronesi è una storia che si rincorre tra passato e presente; è una storia fatta di utopie, grandi amori e di perdite mai superate. Nonostante le disillusioni il protagonista non precipiterà mai totalmente: le sue azioni e i suoi ricordi riusciranno a tenerlo saldo e fermo, per non cadere, così come scrive in una lettera Luisa Lattes, la donna amata con la quale si tiene in contatto tramite una corrispondenza epistolare:

E ho capito, all’improvviso (ecco perché all’improvviso ti scrivo, anche se so che non mi risponderai) che tu sei davvero un colibrì. Ma certo. È stata un’illuminazione: tu sei davvero un colibrì. Ma non per le ragioni per cui ti è stato dato questo soprannome: tu sei un colibrì perché come il colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo. Settanta battiti d’ali al secondo per rimanere dove già sei. Sei formidabile, in questo. Riesci a fermarti nel mondo e nel tempo, riesci a fermare il mondo e il tempo intorno a te, certe volte riesci addirittura anche a risalirlo, il tempo, e a ritrovare quello perduto, così come il colibrì è capace di volare all’indietro”.

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