I 6 migliori graffiti di Banksy a Londra

LUCA GRECO La storia di Banksy è indissolubilmente legata a quella di Londra. È qui che ha lanciato i suoi messaggi più provocatori e ha trasformato lo spazio urbano in un palcoscenico di denuncia e riflessione. In questo articolo ho selezionato alcune delle sue opere più rappresentative, ancora visibili e ben conservate: un piccolo viaggio nel mondo di Banksy a Londra per imparare a vedere la realtà che ci circonda in modo differente.

1. “Boy and Dog” e la “ruota panoramica”: l’omaggio di Banksy a Basquiat

Il racconto di quest’opera coincide con il mio arrivo a Londra nel 2017. Ricordo bene quei giorni trascorsi a esplorare i suoi quartieri e le sue tante identità da scoprire. Quell’anno fu il periodo dei grandi eventi in città. Il fermento era ovunque, per le sue strade si viveva un’energia contagiosa ed io mi sentivo incredibilmente parte di tutto questo. I riflettori erano tutti puntati sul Barbican Centre per la più grande retrospettiva mai realizzata su Basquiat.

Ma mentre le opere dell’artista americano entravano nei musei, fuori due murales firmati Banksy comparivano all’improvviso sui muri, quasi a voler sfidare le istituzioni del mondo dell’arte.

Uno mostrava proprio l’artista americano, non più come l’icona luminosa, ma come un uomo qualunque fermato e perquisito dalla polizia con le braccia alzate in segno di resa. Una singolare interpretazione della celebre opera Boy and Dog in a Johnnypump, realizzata nel 1982 da Basquiat, che mostrava al mondo la dura realtà degli artisti di strada: spesso giudicati e messi a tacere.

In questo caso, Banksy non si limitava a omaggiare Basquiat, ma ne difendeva l’identità autentica, quella di street artist, contro un sistema istituzionale che tendeva letteralmente a ingabbiarlo.

L’altro murales trasformava la celebre corona di Basquiat in una ruota panoramica, una giostra dove i visitatori facevano la fila, pronti a pagare per un’esperienza, per uno spettacolo confezionato e consumabile.

Banksy non lasció spazio a dubbi o ad ulteriori interpretazioni chiarendo immediatamente con un post su Instagram il significato delle sue opere:

“Il nuovo grande show su Basquiat apre al Barbican, un posto dove solitamente si cancella qualsiasi graffito dalle pareti”.

2. “Graffiti Painter” (2007) di Banksy: un simbolo di multiculturalità

Quando mi sono trasferito a Londra, uno dei miei piccoli rituali era passeggiare nella zona tra Portobello Road e Acklam Road. Abitavo non molto distante da lì, e quella parte della città, con la sua energia, la sua gente, i mercatini e la musica che usciva dai locali, mi faceva sentire parte del mondo. Proprio lì, su una parete che incrociavo spesso, c’era qualcosa che non riuscivo a vedere. Un graffito coperto, nascosto dietro pannelli durante il restauro di un edificio. Mi dicevano che si trattava di un’opera di Banksy, ma ci è voluto un po’ prima che potessi vederla con i miei occhi.

Quando finalmente è tornata visibile, è stato come scoprire un segreto svelato: il celebre murale Graffiti Painter, in cui Banksy raffigura il grande pittore spagnolo del ’600 Diego Velázquez mentre dipinge con vernice rossa il tag “Banksy”. Un punto d’incontro singolare tra barocco e street art, tra passato e presente, che trova il suo perfetto equilibrio proprio in questo angolo di Notting Hill, simbolo di multiculturalità e libertà espressiva.

3. Guard Dog e His Masters

Per il prossimo murale ci spostiamo in una delle mie zone preferite di Londra: Shoreditch. Nel corso degli anni ho avuto l’opportunità di esplorare a fondo questo quartiere, vero e proprio santuario della street art internazionale. Qui non c’è angolo che non abbia qualcosa da raccontare.

Proprio in Rivington Street, all’interno del cortile del locale Cargo, si trovano due opere storiche di Banksy: Guard Dog e His Master’s Voice. Si tratta di lavori risalenti ai suoi primi anni di attività londinese, sopravvissuti nel tempo nonostante i tanti cambiamenti del quartiere.

Guard Dog raffigura un poliziotto in uniforme con una torcia elettrica e al guinzaglio un barboncino. In alto a destra è presente una scritta carica di ironica che recita: “Designated Graffiti Area”, come a sottolineare il paradosso di un’autorità che sorveglia con un barboncino un luogo dedicato all’illegalità creativa per eccellenza: il graffito.

In fondo al cortile dello stesso locale, si trova un’altra opera “storica” di Banksy. Faccio riferimento alla personale interpretazione di His Master’s Voice. Il protagonista è Nipper, il celebre cane del quadro di Francis Barraud, che nella versione originale ascolta obbediente la voce del padrone attraverso un grammofono. Ma nella visione di Banksy qualcosa cambia: in questa versione il cagnolino punta un bazooka verso il grammofono, un gesto che ribalta completamente il senso dell’opera e che critica apertamente il mondo dell’industria musicale, ormai distante dall’autenticità e dalla libertà espressiva.

4. “I love London – Robbo Rat“: graffiti wars

È il momento di raccontare una delle pagine più appassionanti della storia della street art londinese: la celebre “guerra dei graffiti” che infiammó i muri della città e divise gli appassionati tra due icone della bomboletta nei primi anni Duemila.

Stiamo parlando dello scontro tra Banksy e King Robbo, figura storica della scena underground londinese. Il conflitto tra i due iniziò quando Banksy decise di intervenire su un’opera realizzata da Robbo lungo il Regent’s Canal. Quel gesto fu percepito come un affronto, un attacco diretto all’eredità di Robbo, e diede il via a un botta e risposta artistico che si sarebbe protratto per anni.

Londra divenne così il campo di battaglia di una faida fatta di murales modificati e messaggi criptici da decifrare.

Uno degli esempi più significativi di questo scontro è I love London – Robbo Rat (2004), opera firmata da Banksy e situata nei pressi di Chiswell Street a Islington. Il graffito raffigura uno dei suoi celebri ratti con in mano un cartello che inizialmente riportava la scritta “London doesn’t work” (Londra non funziona).

Ma anche questo intervento fu presto preso di mira dal Team Robbo, che rispose modificando il messaggio con un’irriverente tag rossa: “I love London. Robbo”. In un attimo, il significato cambiò radicalmente, trasformandosi in un chiaro segnale di sfida.

5. Il bambino di Marble Arch. Banksy con Extinction Rebellion

Era una mattina come tante, ma non l’ho più dimenticata. Avevo deciso di fare colazione in un piccolo bar con grandi vetrate su Westbourne Grove. Ero rilassato, sorseggiavo il mio caffè mentre alla radio passavano le notizie del mattino. All’improvviso, la voce della speaker catturò la mia attenzione:

“È comparsa a Marble Arch una nuova opera, probabilmente di Banksy.”

Non era una semplice notizia. Sapevo che ogni volta che Banksy appariva con un nuovo murale, dietro c’era sempre una storia importante da scoprire. Fu così anche quella volta: il Bambino di Marble Arch, realizzato proprio sulla facciata di un muretto lungo lo storico crocevia londinese e punto d’incontro degli attivisti di Extinction Rebellion, raffigurava un bambino, inginocchiato accanto a una piccola piantina che germoglia dal terreno, mentre regge un cartello con l’emblema del movimento (la clessidra inscritta in un cerchio). Tutto attorno, grigio e polvere. Solo il verde tenue della piantina rompeva la monocromia: una speranza fragile ma viva.

Accanto al disegno, una frase d’impatto, tratta da The Revolution of Everyday Life di Raoul Vaneigem (1967):

“From this moment despair ends and tactics begin.”

(Da questo momento la disperazione finisce e iniziano le tattiche). Una dichiarazione più che una citazione, quasi una sveglia per le coscienze.

6. La famiglia reale inglese secondo Banksy

Ad Hackney (a Stoke Newington Church Street) puoi trovare un nuovo graffito di Banksy, quello dedicato alla famiglia reale inglese. Lì, dove un tempo sorgevano le fabbriche, oggi troviamo gallerie d’arte, spazi di co-working e negozi alla moda.

Banksy è un artista del popolo. La sua arte è un messaggio rivoluzionario che parla la lingua del popolo, quella della street art. Mai come in questo caso la vicinanza della gente alle sue creazioni fu così eloquente. Furono, infatti, le proteste degli abitanti del quartiere a salvare il graffito dalla sua rimozione ordinata dal Consiglio di Hackney.

Sulla sua superficie restano ancora tracce visibili di questo episodio. Nella sua versione originaria la rappresentazione comprendeva, infatti, una cornice con ornamenti decorativi, ora oscurati con la vernice nera. Il soggetto del graffito è rimasto fortunatamente intatto fino a oggi e mostra al mondo, attraverso una rappresentazione satirica, un punto di vista alternativo e caricaturale dell’istituzione inglese più importante. Dopo la sua realizzazione, quest’opera, ispirò anche la cover del singolo “Crazy Beat” (2003) dei Blur, tratto dall’album Think Tank del 2003.

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Vuoi leggere altre notizie su Banksy? www.fattiefabulae.com ha una rubrica interamente dedicata al più grande street writer del mondo. Al suo interno potrai approfondire il significato delle sue opere e scoprire gli aneddoti e le curiosità sulla sua vita.

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