Perfect Days di Wim Wenders: una cura per le nostre anime

LUCA GRECO – È uscito il 4 gennaio al cinema Perfect Days, l’ultimo capolavoro di Wim Wenders. Il nuovo film, diretto dal cineasta tedesco e distribuito da Lucky Red, ha già vinto la Palma d’oro per il migliore attore all’edizione 2023 del Festival di Cannes ed è candidato all’Oscar come Miglior film internazionale.

Le giornate “perfette” di Hirayama, l’anti-eroe analogico dei nostri tempi

Perfect Days è la storia di Hirayama, interpretato dal bravissimo Kōji Yakusho, un uomo che lavora come addetto delle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo.

Tanto lavoro, ritmo lento e poche parole: una vita “essenziale”, caratterizzata da un significativo ripetersi di giornate tranquille. Una routine praticamente perfetta, fatta di gentilezza, profondissime riflessioni sul senso della vita e un’imperturbabile ricerca della bellezza nel mondo che ci circonda attraverso la musica delle audiocassette dei classici rock-blues, la passione per i libri, la coltivazione delle piante e la fotografia. Nessun effetto speciale durante le due ore di film. Nessun super potere. Tutto si svolge rigorosamente in chiave “analogica”.

Che cosa si nasconde dietro l’idea della “ripetizione”

Il motore del film sta tutto qui: in un piccolo ingranaggio che si ripete dentro un più grande meccanismo quotidiano (una sorta di macrocosmo) di una grande metropoli che nutre sé stessa senza mai fermarsi.

In questo eterno divenire che si ripete, la stessa città di Tokyo svolge un ruolo determinante che ci spinge a ripensare l’idea di solitudine. Gli incontri, anche quelli più inattesi e apparentemente meno importanti, ci riveleranno qualcosa di più sul passato del protagonista e sul suo rapporto con la famiglia. Ci aiutano a sentire meglio le sue emozioni e a capire i suoi sogni in bianco e nero.

Perfect Days: il film più riuscito di Wenders?

Non succede di frequente che un Paese come il Giappone scelga una pellicola straniera come sua rappresentante agli Oscar. Perfect Days è un film di un regista tedesco, ma scritto insieme allo sceneggiatore giapponese Takuma Takasaki. E questo lo si capisce da molte cose. Wenders ha avuto il grandissimo merito d’aver tradotto l’essenzialità, la bellezza di ogni dettaglio, l’idea di bene comune, la cura silenziosa degli altri e l’idea stessa di ripetizione in un film che ci avvicina alla cultura giapponese in modo mai stereotipato.

Difficile dire se Perfect Days sia davvero il film più riuscito di Wenders. Dagli esordi di “Prima del calcio di rigore” (1972) a “Il sale della terra” (2014) molte cose sono cambiate. Ogni titolo che ha reso grande il regista tedesco ha una sua storia da raccontare e qualcosa da insegnarci.

Quella di Perfect Days è certamente una storia che emoziona, che si prende cura delle nostre anime irrequiete, travolte dal divenire delle cose e costantemente in cerca di risposte sul senso della vita.

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