Matera 2019: un’I-DEA per le comunità creative del futuro

La città di Matera ha dedicato due giorni di dibatti sull’importanza dell’archivio, inteso come nutrimento per l’arte e la cultura del futuro.

Caterina Raimondi

L’11 e il 12 settembre si è tenuta a Matera, presso Casa Cava,  la conferenza internazionale «Food for Art – Archivi come nutrimento per le comunità creative del 2019». Durante i due giorni di dibattito (organizzato dalla Fondazione Matera Basilicata 2019 e dal DiCEM – Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo dell’Università degli Studi della Basilicata) sono state poste le basi per lo sviluppo dell’ambizioso e innovativo progetto I-DEA (Istituto Demo-Etno-Antropologico). Si tratta di una grande rete-archivio digitale creata al fine di rendere più facilmente accessibile il grande patrimonio artistico e culturale lucano. A tal proposito, le nuove tecniche di cultural mapping saranno applicate su tutti i contenuti già presenti negli archivi tradizionali.

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ph O. Campitelli

11 settembre: gli archivi, un bene comune da condividere

Durante la giornata dell’11 settembre Véronique Ginouvès, Jean-François Bert (IRCM de Universitè de Lausanne), Lorenza Bravetta (MiBACT), Mélanie Dulong de Rosnay (CNRS Paris Sorbonne-UPMC), Dirk Houtgraaf (RCE Netherlands), Francesco Piersoft Paolicelli (Esperto Open Data) e Marzia Piccininno (ICCU) hanno affrontato temi legati al concetto di memoria. L’archivio è un bene comune che necessita di un quadro giuridico chiaro per la diffusione dei suoi contenuti.

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ph O. Campitelli

Pietro Clemente (Università degli studi di Firenze e presidente Onorario OIMBDEA), Camillo Brezzi (Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Piave S. Stefano), Piero Cavallari (Istituto per i Beni Sonori ed Audiovisivi), Francesco Faeta (Università degli Studi di Messina), Daniele Jallà (Fondazione Guelpa e Direttivo ICOM Italia), Francesco Marano (DiCEM Università degli Studi della Basilicata), Nicola Scaldaferri (Università degli Studi di Milano) hanno discusso, invece, dei diversi modi impiegati per raccontare la quotidianità. Con il passare del tempo tali modalità hanno subito importanti mutamenti: con l’avvento dei social network, ad esempio, sono i cittadini comuni a documentare direttamente ciò che accade e questo ha delle forte ripercussioni anche sulle tecniche di archiviazione.

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ph O. Campitelli

«Le immagini esistono nel momento in cui sono guardate». Attorno a questo presupposto si è sviluppato il workshop organizzato da Mario Bubbico, che ha dimostrato, con esempi pratici, come l’archivio rappresenti un ottimo strumento per realizzare produzioni artistiche. Il suo lavoro si basa proprio sulla sovrapposizione di queste immagini, sulla loro rielaborazione. Bubbico ha dimostrato come attraverso l’esercizio della sintesi sia possibile rendere un’immagine maggiormente comunicativa. Così facendo, frammenti di tradizioni passate continueranno a sopravvivere e verranno trasmesse in futuro alle nuove generazioni.

Contemporaneamente al workshop di Mario Bubbico è stato proiettato lo spettacolo tratto dal romanzo-verità di Mario Perrotta, «Il paese dei diari», sull’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano (AR), un luogo magico che custodisce la memorie degli italiani.

Il 12 settembre: pratiche artistiche e archivi

Il principale tema trattato durante la giornata del 12 settembre verte, invece, su altre due questioni di fondamentale importanza: la rielaborazione e la fruizione delle produzioni artistiche partendo dai materiali di archivio. Joseph Grima (direttore Scientifico Open Design School), Linda Fregni Nagler (Artista), Marco Ferrari (Artista), Armin Linke (Fotografo/Film-maker), Vincenzo Padiglione (Sapienza Università di Roma), Massimo Torrigiani (Polo Arti Contemporanee di Bari) hanno discusso dell’archiviazione del materiale artistico e di come esso possa fornire importanti spunti creativi.

L’ultima sessione dell’incontro ha visto dibattere Paolo Verri (Direttore Fondazione Matera Basilicata 2019), Ian Boelen (Eindhoven Design Academy), Alessandro Bollo (Direttore fondazione Polo del ‘900), Ekaterina Golovatyuk (Architect/Researcher), Marta Ragozzino (Direttrice Polo Museale della Basilicata), Mario Turci (Direttore Museo Ettore Guatelli e Museo degli Usi e Costumi della gente di Romagna) sul significato che viene oggi attribuito al museo. In particolare, sono stati mostrati gli esempi meglio riusciti di attività museali e archivistici del panorama italiano che hanno sviluppato progetti a partire dai materiali d’archivio.

Conclusioni

Difficile è la sfida che attende i creatori e gli sviluppatori della rete-archivio I-DEA, intesa come espressione dell’identità culturale (della memoria) del popolo lucano e come nutrimento per i creativi del futuro: oltre alla necessità di costruire una regolamentazione legislativa adeguata sarà, infatti, necessario adattare i contenuti artistici e culturali digitalizzati a strumentazione archivistica adeguata. Le premesse sono buone.

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