“Urban Street Art Matera” (Prima edizione): la rigenerazione urbana attraverso l’arte

Può l’arte salvare una città (o almeno una parte di essa)? Recentemente si è svolta a Matera la Prima edizione dell’“Urban Street Art” (dal 21 al 26 giugno 2016), il Festival di arte urbana che ha visto riunirsi nel capoluogo lucano numerosi artisti accomunati dal medesimo obiettivo: quello di rigenerare attraverso l’arte il quartiere periferico di “Piccianello”. Quest’evento si pone come avanguardia per la crescita culturale e la riappropriazione degli spazi pubblici della città di Matera, soprattutto quelli più periferici, per darne nuova luce e nuova voce. Ne discutiamo con Monica Palumbo (curatrice del Festival) e Stefania Dubla (Project Manager).

Intervista a cura di Cateriana Raimondi

 

Monica, si è conclusa da pochi giorni la Prima edizione dell’“Urban Street Art Matera”, che cos’è e come è nata questa manifestazione?

«Si tratta di una manifestazione artistica nata l’anno scorso (nel 2015) con il progetto di voler fare un intervento di riqualificazione per delle scuole. Tutto è cominciato da una semplice richiesta delle maestre della scuola elementare di mia figlia Martina, in Piazza degli Olmi a Matera, un enorme piazzale tutto in cemento dove non si capisce che ci sono le scuole. Loro mi chiesero di dover dipingere le pareti interne ed esterne della scuola. In seguito ad alcuni problemi logistici dovuti alla disponibilità delle aree semipubbliche abbandonammo la realizzazione di questo progetto come un sogno non-realizzato. Abbiamo optato allora per via Saragat dove c’erano già dei murales un po’ scoloriti, realizzati nel 2012-13 dal Collettivo FX insieme alla Fondazione Matera 2019. Era l’unico posto che si prestava a questo tipo di evento per la vicinanza al centro e la sua posizione di passaggio. È nato così questo progetto artistico, attraverso la collaborazione di Momart Gallery e ARACNEA (Centro Culturale ed Artistico di Castellaneta). Sono stati contattati una serie di artisti Lucani, Pugliesi e altri di fama internazionale (ad es. come Diavù). Subito dopo, la Fondazione “Matera 2019” ci ha proposto di aggregarci al concerto dei  Krikka Reggae, tenutosi in occasione della Festa della Musica nel Parco del Castello Tramontano».

Stefania, come mai avete scelto il quartiere di Piccianello come sede del Primo “Urban Street Art Matera”? Vi sono ragioni solamente logistiche (disponibilità e centralità dello spazio), oppure il quartiere possiede un  ulteriore valore intrinseco?

«Abbiamo unito le due cose. La nostra idea era quella di partire dai quartieri periferici perché, come noto, il centro è sempre stato luogo di maggiori attenzioni. Volevamo abbattere il senso di abbandono tipico dei quartieri periferici e portare l’arte proprio lì. La Street Art è un’arte di strada che parte dal “basso”. Ed è proprio a quel basso, tra virgolette, che si rivolge questo genere di arte. È un’arte che non cerca l’approvazione dei critici, non cerca l’approvazione dall’alto; cerca solo un’espressione su mura  pubbliche aprendo un dialogo diretto al popolo. Per queste motivazioni la periferia ci è sembrata perfetta per il nostro progetto. Abbiamo scelto precisamente Piccianello, quel mercato, per tutto il valore simbolico che c’è dietro. Si tratta dell’ex mattatoio. Questo posto rappresenta quindi il luogo d’incontro per eccellenza, cioè dove la gente si incontra e dove è veramente attiva la vita cittadina. È per questo motivo che abbiamo fatto realizzare l’opera di Diavù (La Diavolessa) di fronte al mercato. Quest’opera è la più il visibile agli occhi, sia da chi entra a Matera in macchina e chi vive il mercato. La stessa arte non può essere applicata in tutti i luoghi: l’opera di Diavù non poteva stare altrove, se non lì, esattamente lì. Diavù è una persona estremamente attenta e non fa nulla per caso. In una delle prime mail che ci ha mandato scriveva: “io ho ripreso in mano il libro di Carlo Levi, ed a un certo punto l’autore dipinge questo scenario, come l’Inferno dantesco con i coni rovesciati”. Partendo da questo riferimento emerge la tematica dell’Inferno. Il volto di questa Diavolessa è ispirato al volto di Daliah Lavi, attrice protagonista del film “Il demonio”, girato a Matera nel 1963. Questa scelta è riconducibile al suo filone artistico caratterizzato dalla realizzazione di volti di donne del cinema. Nel film al quale si ispira Diavù il tema della donna viene trattato sotto ogni aspetto. La protagonista, stuprata da un mondo maschilista vive l’amore e lo ricerca sotto altre forme. Quest’idea viene sintetizzata nell’opera di Diavù ed espressa da una celebre frase di Voltaire: “Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle”».

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La Diavolessa
by Diavù

Monica, come possiamo collocare l’“Urban Street Art Matera” all’interno delle iniziative di Matera 2019?

«Si tratta di un’azione di riqualificazione urbana della periferia. Ufficialmente la Street Art non rientra in maniera specifica all’interno del dossier Matera 2019. Quando è stato fatto questo dossier la Street Art non era stata ancora contemplata. Quest’evento è nato successivamente dal collegamento con la Festa della Musica, un evento libero che accomuna tutti i musicisti d’Italia».

Quali sono stati i risultati di questo primo appuntamento? (Monica Palumbo)

«Molto positivi. Abbiamo avuto però problemi logistici ed economici: abbiamo realizzato un progetto che aveva un valore economico tre volte superiore. Questo lavoro è stato svolto per promuovere nella nostra città la Street art ancora troppo poco conosciuta».

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Ph. Caterina Raimondi

Per concludere, vi propongo una domanda un po’ più generale sull’arte. Dunque, come può Matera dare nuove possibilità ai giovani artisti (non solo per quanto riguarda la Street art)? (Monica Palumbo)

«Oggi l’arte contemporanea appartiene ad un ambito legato molto di più alle gallerie d’arte e al collezionismo. La Street Art vuole rompere questi legami, questi schemi. Molti artisti non vogliono avere a che fare con critici e galleristi d’arte e hanno deciso appunto di svoltare cercando di comunicare con la gente in maniera molto più diretta. Questo al Sud si sente ancora di più. Matera fondamentalmente non vive la cultura di strada. Potenza, invece, avendo un tessuto urbano più aperto, vive di più questa cultura. Questo accade anche per via della sua vicinanza a Napoli, un ambiente dove questo tipo di cultura è più presente. Matera si affaccia, invece, su Bari, una realtà diversa, ma comunque attiva. Questa rete di contatti tra Matera e Bari favorisce un supporto maggiore ai giovani artisti emergenti».

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Ph. Caterina Raimondi
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Ph. Caterina Raimondi

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