Tra le figure più riconoscibili e attive della scena urban contemporanea londinese troviamo Nathan Bowen. Le sue opere animano muri, serrande e superfici della città con una moltitudine di personaggi stilizzati, chiamati “The Demons”: figure dai tratti rapidi, quasi istintivi, che sembrano usciti da un universo parallelo.
Contrariamente al loro nome, non si tratta di creature minacciose. I “demoni” di Bowen sono personaggi ironici e giocosi che assumono i ruoli più diversi nella società: pompieri, musicisti, guardie reali, cittadini comuni. Figure bizzarre ma umane, che sembrano osservare e commentare, con distacco e ironia, il caos quotidiano della metropoli.

Questa è un tipo di creatività che apprezzo molto, perché è come se Bowen costruisse un ponte diretto tra il suo immaginario fantastico e la vita quotidiana, restituendo una dimensione ironica e umana al caos della città.
L’arte ribelle di Bowen: rigenerare la città a partire da ciò che è dimenticato
L’arte di Bowen è prima di tutto un atto di rigenerazione urbana, un gesto istintivo e profondamente umano che trasforma l’abbandono in possibilità. Nella maggior parte dei casi i suoi demoni colorati abitano spazi anonimi e dimenticati (muri grigi, periferie trascurate, angoli spenti della città) restituendo loro visibilità, voce e significato.
In questo senso, l’opera di Bowen è una forma di resistenza al degrado. Ironia e creatività diventano strumenti attivi per riscrivere l’identità dei luoghi, per reagire all’indifferenza, per dire che nulla è davvero invisibile se qualcuno sceglie di guardarlo.

Il progetto artistico di Bowen ha avuto un impatto concreto anche durante la pandemia da COVID-19. In un momento in cui le città apparivano svuotate, spente, silenziose, i suoi interventi hanno restituito energia e presenza, trasformando il vuoto urbano in spazio di espressione e riflessione.
Bowen continua a farlo ancora oggi. I suoi “demoni” sono diventati parte della città, veri e propri custodi di spazi urbani che hanno ancora tanto da raccontare.
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