La trama
“Sapiens. Da animali a Dèi” (traduzione di Giuseppe Bernardi, Bompiani, 2015, € 16.00) di Yuval Di Noel Harari affronta i più grandi interrogativi della storia del mondo moderno raccontando la storia della nostra specie: dalle sue radici evolutive fino all’età del capitalismo. 70.000 anni fa sul pianeta Terra c’erano almeno sei diverse specie umane. Oggi l’unica specie rimasta è la nostra, quella dell’Homo sapiens, semplicemente perché è l’unico animale capace di credere nella propria immaginazione. Le acute riflessioni di Harari ci spingono a indagare chi siamo attraverso un percorso “a tappe” che si sofferma su alcuni processi chiave dell’umanità, come l’avvento dell’agricoltura, la creazione del denaro (inteso come il sistema più pluralistico di fiducia reciproca mai concepito), la diffusione della religione e l’ascesa dello stato nazionale.
Un viaggio oltre i limiti della biologia
Ogni pretesa di definitività dell’uomo sulla storia viene liquidata. Harari non è interessato all’evento storico in quanto tale, bensì alle implicazioni sociali delle grandi scoperte dell’umanità. Ogni tappa viene presa in considerazione dall’autore per via dei suoi effetti, per come ha inciso sull’immaginario comune dell’uomo.
Il grande merito di questo libro sta tutto nell’aver saputo collegare questi sviluppi chiave della storia passata alle aspettative future dell’uomo contemporaneo con osservazioni illuminanti e talvolta provocatorie. Si tratta, infatti, non di mere conclusioni, ma di riflessioni aperte e supportate ricerche interdisciplinari (basti pensare all’imponente apparato bibliografico posto al fondo del libro). “Sapiens. Da animali a dèi” è certamente uno dei testi più illuminanti del recente passato sul percorso evolutivo dell’uomo, un’originale narrazione di ben 520 pagine sulla straordinaria capacità di astrazione dell’uomo, un viaggio tutto da vivere oltre i limiti posti della biologia sull’evoluzione.
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