Che cosa resta dei graffiti di Banksy a Parigi?
LUCA GRECO – Premetto fin da subito che la mia recente ricerca di Banksy a Parigi non ha portato ai risultati sperati. Nessun topo, nessuna porta del Bataclan, nessuna rivisitazione di Go Flock Yourself, ma i segni del suo passaggio in città restano ancora oggi evidenti.
Delle 8 opere che il writer più famoso al mondo realizzò nella capitale francese nel 2018, solo una si è salvata, le altre sono state tutte rubate o gravemente danneggiate.
In 41 Avenue de Flanders, tra le fermate della metropolitana Riquet (linea 7) e Stalingrad (linee 2, 5 e 7) è possibile trovare oggi l’originalissima e maestosa interpretazione artistica di Banksy del dipinto di Jacques-Louis David “Napoleone valica le Alpi” (1800-1803).

I precedenti di Banksy in Francia
Banksy da sempre è stato molto vicino alle questioni dei migranti. Non è la prima volta, infatti, che egli si occupa della condizione dei rifugiati in Europa. L’esempio precedente più noto è certamente il graffito che ritrae Steve Jobs con un vecchio computer della Apple in una mano e un sacco che contiene pochi effetti personali nell’altra. L’opera fu realizzata nel 2015 nella cosiddetta “Giungla di Calais”, l’enorme baraccopoli in cui vivevano i migranti che dalla Francia provano a raggiungere l’Inghilterra, e fa riferimento al fatto che il padre di Jobs era un rifugiato siriano che arrivò a New York negli anni Cinquanta in cerca di fortuna.

La denuncia politica del Napoleone di Banksy
Il graffito (oggi in ottime condizioni perché protetto da plexiglass) raffigura il valoroso condottiero a cavallo avvolto dal suo maestoso mantello rosso in segno di denuncia politica per quanto riguarda la totale mancanza di visione del governo Macron sulla questione dei migranti che venivano respinti dalla polizia francese mentre tentavano di entrare in Francia attraversando proprio la frontiera alpina.
Il Napoleone di Banksy è un grande messaggio di umanità sempre attuale: ancora oggi, nonostante siano passati 4 anni dalla sua creazione, il graffito continua a produrre i suoi effetti sull’opinione pubblica francese, sulla coscienza dei passanti, dei curiosi e degli appassionati dell’arte di Banksy. Divenuto il simbolo del XIX arrondissement (quartiere a fortissima densità di migranti), il graffito rappresenta il “bello” dell’arte di strada che sopravvive non solo agli atti vandalici, ma anche ai pregiudizi culturali e razziali, alle ingiustizie e a qualunque altra forma di oppressione sociale.

