«Canterbury»: non la cattedrale, ma il «Progressive Rock». Una delle pagine meno note della della musica contemporanea

Slep ci racconta una delle pagine meno note, ma non per questo meno avvincenti, della musica contemporanea: il «Canterbury», sub-genre del rock progressivo inglese.

Slep 2Slep, è un chitarrista, insegnante (Scuola Civica di Torino – CFM, carcere delle «Vallette» di Torino), compositore e produttore italiano. Nel suo stile convergono vari linguaggi musicali quali il blues, il rock, il country e lo swing. I suoi principali tratti distintivi sono il fraseggio blues e l’utilizzo della tecnica di chitarra slide. Ha dato forma ad un nuovo metodo di chitarra bottleneck chiamato “Sliding on Blues” ed è autore della linea editoriale Manuali di Chitarra Moderna. Ha pubblicato tre album come Slep & The Red House (Ricordi-BMG) e collaborato con Francesco De Gregori, Arti e Mestieri, John Martyn, Dr. Feelgood, Jimmie Vaughan. Ha scritto colonne sonore cinematografiche (ad es. Black Harvest di Guido Chiesa) e radiofoniche (Stereonotte – Rai).

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Intervista a cura di Luca Greco.

Slep, che cos’è stato il «Progressive Rock»?

«È stato il tentativo di alcuni musicisti rock di individuare nuove strade da percorrere. Dal mitico “Sgt Pepper’s…” dei Beatles del 1967, alcune band inglesi, quali ad esempio Procol Harum, Nice, Moody Blues ed altri, tracciano il solco che diventerà strada la maestra per le nuove tendenze».

Quali strade prende il «Prog Rock»?

«All’interno di questo movimento sarebbe addirittura possibile riconoscere diverse tendenze per ogni singolo gruppo ma, in linea più generale, se ne individuano due principali: quella “pop-sinfonica”, dalla connotazione melodica (vedi Genesis, Emerson, Lake & Palmer, Yes, ecc.) e quella più “sperimentale”, tipica del sound di Canterbury».

Parliamo quindi delle origini della «Canterbury Scene» .

«Nel 1963 nasce il trio Allen-Hopper-Wyatt. Nel 1964 hanno origine i Wilde Flowers. Fondamentale, in questo periodo, è la scena psichedelica inglese di metà anni ’60, dominata dalle performance di Gong, Soft Machine e Pink Floyd di Syd Barrett presso il club UFO” di Tottenham Court Road, ambiente seminale per i futuri progetti».

Quali sono le peculiarità del «Canterbury»?

«Armonie e ritmiche non ortodosse, improvvisazione di stampo jazz, continua sperimentazione, contaminazione con l’Avant-Gard e testi spesso ermetici».

Robert_Wyatt_1967

Slep, parliamo ora delle figure celebri appartenenti a questo genere.

«Tipico di questo movimento musicale è la continua interazione tra musicisti e progetti. Una menzione particolare è dovuta al già citato Robert Wyatt, regista di band fondamentali quali Soft Machine, Hatfield & the North e Matching Mole. Kevin Ayers, anticonformista amante del jazz, contribuisce con le sue intuizioni alla creazione di gruppi quali i Soft Machine, per poi puntualmente rifugiarsi nell’anonimato alle prime avvisaglie di possibile “successo”. Daevid Allen, giovane beatnik australiano, costituisce il suo primo trio con Hugh Hopper e Robert Wyatt e sarà il leader dei leggendari Gong, entrati nel mito grazie anche alla loro comunità hippie».

Soft Machine 2

Ora, facciamo un elenco delle band  e dei musicisti più importanti.

«Ai già nominati Soft Machine, Hatfield & the North, Matching Mole e Gong, aggiungerei  Caravan, Henry Cow, National Health, Comus, Egg, Gilgamesh, In Cahoots, Isotope, Khan, Mashu, Soft Heap, Camel, Centipede, Uriel, Arzachel, News from Babel, Nucleus, Soft Head, ecc. Per quanto riguarda invece i musicisti, ricorderei Pip Pyle, Pye Hastings, David Bedford, Lindsay Cooper, Lol Coxhill, Chris Cutler, Elton Dean, Barbara Gaskin, Alan Gowen, Jimmy Hastings, Steve Hillage, Tim Hodgkinson, Allan Holdsworth, Brian Hopper, Dagmar Krause, Phil Miller, Pierre Moerlen, Mike Ratledge, Dave e Richard Sinclair, Dave Stewart, Fred Frith, ecc.».

Quale eredità ci lascia questa lunga e interessante pagina di storia della musica contemporanea carica di innovazioni?

«La provocazione e il libero atto creativo, inteso come testimonianza della propria esistenza, sono i presupposti essenziali per la sopravvivenza dell’arte, se svincolati dal giudizio “critico” e dall’“ossessione” del consenso. C’è “artigianato”, se pur rispettabile, e arte. C’è mestiere, se pur rispettabile, e invenzione».

Slep consiglia l’ascolto di: Soft Machine – “Fourth”; Robert Wyatt – “Rock Bottom”; Hattfield & the North – “H & the N”; Caravan – “In the Land of Grey and Pink”; Gong -“Camembert Electrique”; National Health – “Of Queues and Cures”; Mathching Mole – “MM”; Henry Cow – “Leg End”; Egg – “The Polite Force”; Camel – “Mirage”; Nucleus – “Elastic Rock”; Centipede – “Septober Energy”; Kevin Ayers – “Joy of a Toy”; Khan – “Space Shanty”; Daevid Allen -“Banana Moon”.

 

Un pensiero su “«Canterbury»: non la cattedrale, ma il «Progressive Rock». Una delle pagine meno note della della musica contemporanea

  1. Sarò a Canterbury in estate e mi piacerebbe fare un tour dei luoghi importanti della Canterbury Scene.. ma non trovo indicazioni sui vari posti 😦 Intanto bell’articolo!

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